Ammalarsi e morire perché un antibiotico non ha più effetto su un paziente è una delle principali minacce sanitarie a livello mondiale. Destinato a crescere fino ad arrivare ai 10 milioni di morti nel 2050 si tratta di un fenomeno che si verifica quando gli antibiotici utilizzati per contrastare i batteri non sono più efficaci. Occorre dunque cercare delle strategie alternative. Come? La risposta si può trovare nell’omeopatia. I farmaci omeopatici, infatti, hanno due grandi proprietà: sono capaci di alzare le difese immunitarie e dunque di prevenire la minaccia sanitaria legata all’antibiotico resistenza e non hanno effetti collaterali. Il che li rende dei preziosi alleati dell’uomo per contrastare i batteri sempre più resistenti agli antibiotici.
I numeri dell’antibiotico resistenza in Italia
Secondo il rapporto di sorveglianza del fenomeno pubblicato dal Centro Europeo per il controllo delle malattie in Europa ogni anno muoiono più di 35 mila persone a causa della resistenza dei batteri agli antibiotici. Di questi un terzo sono italiani. Infatti, il nostro Paese si stima che siano circa 200 mila le infezioni resistenti con 12 mila morti ogni anno. Complessivamente le morti associate all’antibiotico resistenza sono circa 5 milioni e si prevede che nel 2050 raddoppieranno. Occorre dunque correre ai ripari.
La risposta può essere nell’Omeopatia?
Lo abbiamo chiesto al dottor Giuseppe Fagone, medico di medicina generale ed esperto in omeopatia e alla dottoressa Silvia Nencioni, Presidente di Omeoimprese.
Nencioni: «Sono convinta che l’omeopatia possa contribuire in maniera significativa nell’ambito di strategie che mirano a ridurre l’uso inappropriato degli antibiotici, quando non necessari, secondo un approccio che integra diverse possibilità e strumenti terapeutici. È quanto emerso, per esempio, dal più grande studio farmaco-epidemiologico francese, lo studio EPI3, che ha rilevato, in caso di infezioni delle vie aeree superiori, una riduzione del 57% dell’uso di antibiotici nei pazienti in cura presso medici che prescrivono anche medicinali omeopatici».
Fagone: «L’omeopatia, ad esempio, può intervenire nelle prime 48 ore di comparsa della malattia per aiutare a ridurre la sintomatologia, se non portare alla guarigione, offrendo un’alternativa per utilizzare gli antibiotici in modo più consapevole e mirato, quando davvero servono, soprattutto nei bambini».
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Quanto vale il mercato dei farmaci omeopatici?
Nencioni: «L’Italia vanta una tradizione consolidata nel panorama dell’omeopatia e rappresenta, per gli utilizzatori di medicinali omeopatici e fatturati delle imprese del settore, il terzo mercato europeo dopo Germania e Francia. Nel nostro paese sono infatti circa 10 milioni gli italiani che utilizzano l’omeopatia almeno una volta all’anno e il mercato, composto da 25 aziende, impiega oltre 2.000 persone e genera un fatturato annuo superiore a 250 milioni di euro».
Chi sono i principali fruitori della medicina omeopatica?
Nencioni: «In Italia l’utilizzo dell’omeopatia è pressoché uniforme su tutto il territorio nazionale, con un maggior utilizzo nel nord-ovest, come ci mostrano i dati in nostro possesso. Il paziente tipo che si cura con l’omeopatia è principalmente donna, di età compresa tra i 35 e i 55 anni, con un livello di istruzione superiore e generalmente un buon reddito».
Fagone: «Nello specifico il compito del medico omeopata è di raccoglie i dati e di fare un quadro clinico del paziente. L’aspetto di ascolto e di relazione è fondamentale per consigliare la terapia più adeguata in base alle specifiche esigenze e caratteristiche della persona. Per questo avere competenze specifiche anche in omeopatia diventa un requisito essenziale».

In quali ambiti si utilizzano al meglio i medicinali omeopatici?
Fagone: «Nella mia esperienza di medico di medicina generale, io li utilizzo per esempio in questo periodo per contrastare forme di raffreddamento, ma anche per malattie gastroenteriche, nelle donne in gravidanza e nei bambini anche molto piccoli. L’omeopatia si può utilizzare anche nei pazienti oncologici, ai quali vengono prescritti per alleviare gli effetti collaterali dei farmaci chemioterapici. Grazie agli omeopatici è possibile poi un recupero funzionale che favorisce una migliore risposta alle terapie, riduce l’ansia e le cefalee. Usare medicinali omeopatici significa, inoltre, diminuire la tossicità a livello renale, del fegato e delle mucose intestinali e significa affrontare con una migliore qualità di vita anche terapie più complesse».
Quali sono i principali vantaggi che arrecano ai pazienti?
Fagone: «Hanno un valore preventivo. Il medico non si limita a somministrare il medicinale omeopatico, ma dà consigli sull’attività fisica e sull’alimentazione per promuovere una maggiore consapevolezza della propria salute».
Ci sono invece delle controindicazioni?
Fagone: «Gli effetti avversi sono modesti perché la concentrazione di molecole chimiche è assente, quindi la tossicità viene meno. Possono perciò essere utilizzati anche per pazienti cronici per periodi lunghi. Il beneficio poi si mantiene nel tempo e la cura si può ripetere saltuariamente».
Cosa manca oggi al mercato omeopatico?
Nencioni: «In Italia il mercato dell’omeopatia opera all’interno di un quadro normativo complesso e penalizzante, nonostante l’Europa abbia dato già da tempo indicazioni chiare, recepite peraltro in maniera completa da altri Stati membri. Gli omeopatici sono medicinali a tutti gli effetti, eppure nel nostro paese esistono dei paletti normativi che non ci permettono di inserire sulle confezioni indicazioni terapeutiche e posologia, così come di farne oggetto di comunicazione al pubblico.
Un altro aspetto delicato riguarda la formazione in omeopatia dei professionisti della salute. Purtroppo, in Italia l’omeopatia non viene quasi mai trattata durante il percorso di studi universitari e, a nostro parere, questo è un errore. I pazienti che si rivolgono ai professionisti della salute, infatti, si aspettano di trovare un interlocutore che sia competente anche questo ambito.
Superare questi ostacoli significherebbe permettere ai pazienti e ai professionisti della salute di fare scelte più consapevoli sull’utilizzo dei medicinali omeopatici e di favorire lo sviluppo del settore omeopatico nel nostro Paese».