Vorrei iniziare il nuovo anno con buoni propositi, ma leggere la soddisfazione di FNOPI su “detassazione degli straordinari con la legge di Bilancio 2025, a cui si unisce l’incremento dell’indennità di specificità infermieristica, come segnale di attenzione verso la professione infermieristica”, sembra una beffa.
Perché per gli infermieri non è una vittoria la detassazione degli straordinari
Con la nuova legge di bilancio 2025 il Governo ha introdotto una misura volta a valorizzare il lavoro di medici e infermieri. Tra le novità emerge una flat tax del 5% destinata a detassare gli straordinari del personale infermieristico delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale (SSN), più un incremento dell’indennità di specificità infermieristica.
L’incremento dell’indennità di specificità infermieristica prevede incrementi per gli infermieri del Servizio Sanitario Nazionale pari a:
- 35 milioni di euro nel 2025.(pari a 7 euro in più al mese)
- 285 milioni di euro annui a partire dal 2026 (circa 80 euro al mese).
Straordinari: i numeri della detassazione del 2025
Il capitolo straordinari e quindi detassazione riguarda tre fasce di lavoro straordinario:
- 15% per lavoro straordinario diurno.
- 30% per lavoro straordinario notturno o festivo.
- 50% per lavoro straordinario notturno in giorni festivi.
Facciamo due conti:
- Per chi deve intraprendere la professione infermieristica
La Flat tax al 5% destinata a detassare gli straordinari degli infermieri che lavorano con il SSN, quanto farà guadagnare agli stessi infermieri? Se consideriamo ad esempio la fascia diurna, e l’infermiere ha lavorato per 20 ore di straordinario in un mese, il suo beneficio aggiuntivo legato alla Flat Tax sarà di circa: €54,00 euro netti al mese in busta paga. Se questa vuole essere una leva per motivare i giovani ad intraprendere la professione infermieristica mi sembra una misura poco rivoluzionaria da un punto di vista di incentivazione economica.
- Per chi è già infermiere
Per gli infermieri già operativi nella sanità sembra quasi una beffa che potrebbe solo esacerbare lo stato d’animo di ognuno.
Bene, ma non benissimo lo sforzo del Governo
Reputo che lo sforzo del Governo verso la professione infermieristica sia un segnale di presenza e attenzione della politica, ma bisogna fare di più. Lo Stato investirà sulla formazione di nuove figure come l’assistente infermiere e questo non sarà a costo zero. Se a questo si aggiunge che questa nuova figura nasce a causa della carenza di infermieri sul territorio nazionale, qualche perplessità è legittima. Non era possibile pensare di investire questi soldi incentivando maggiormente la professione infermieristica? Potrebbe essere un’idea investire questo denaro aumentando gli stipendi portandoli quantomeno ad una media accettabile come la media OCSE? Vorrei ricordare che il problema degli stipendi non è solo di carattere economico, ma anche di legittimazione di una professione che si forma in ambito universitario, che richiede anni di studio e dunque grida vendetta il mancato riconoscimento. In altri Paesi europei lo stipendio è calcolato sulla base della qualifica, delle competenze e dell’esperienza.
Perché nel nostro Paese la competenza non paga?
Come mai un laureato deve stentare ad arrivare a fine mese? Forse perché in Italia non vengono considerati gli anni di studio? Avere a disposizione personale competente a cui affidare la nostra salute e quella dei nostri cari, ci metterebbe in una condizione di maggiore sicurezza. E allora ripensiamo all’organizzazione del lavoro, alle politiche sanitarie, magari anche solo osservando Nazioni che hanno molto da insegnare e dove tanti infermieri italiani oggi decidono di dirigersi.