venerdì, Giugno 20, 2025
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Amianto: a chi presentare il Piano Lavori dopo la 215/2021?

Chiesto dallo Sportello Amianto Nazionale al Presidente Rizzetto e alla Commissione Lavoro un chiarimento normativo per definire in modo univoco quale sia l'organo destinatario del Piano di Lavoro amianto, le sanzioni e attivazione di percorsi formativi obbligatori per il personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro

Fabrizio Protti Presidente Sportello Amianto Nazionale
Fabrizio Protti, Presidente Sportello Amianto Nazionale

Lo Sportello Amianto Nazionale ha recentemente presentato un’interrogazione parlamentare all’On. Walter Rizzetto, Presidente della XI Commissione Lavoro della Camera dei deputati, per chiedere un chiarimento urgente su una questione che sta creando confusione tra imprese, enti pubblici e Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL). La questione riguarda l’obbligo di trasmettere il Piano di Lavoro amianto, un documento essenziale per la sicurezza sul lavoro.

Ambiguità Normativa

«La confusione nasce dalla Legge 215/2021, che ha modificato le competenze ispettive in materia di salute e sicurezza sul lavoro – spiega Fabrizio Protti, presidente dello Sportello Amianto Nazionale -. Prima di questa legge, il Piano di Lavoro amianto doveva essere inviato esclusivamente alle ASL/ATS, le autorità sanitarie locali. Tuttavia, la nuova legge ha conferito all’INL (ispettorato nazionale del lavoro) competenze ispettive generali, senza chiarire se il Piano di Lavoro debba essere trasmesso anche a loro».

Conseguenze Operative

Questa ambiguità normativa ha già avuto conseguenze pratiche. In alcune zone del Paese, ispettori dell’INL hanno sanzionato imprese per non aver inviato il Piano di Lavoro anche ai loro uffici, creando una situazione di potenziale doppio controllo. «Questo scenario rischia di generare sovrapposizioni pericolose, con la ASL che potrebbe approvare il Piano per silenzio-assenso, mentre l’INL potrebbe contestarlo anche senza disporre della formazione tecnica specifica», evidenzia Protti.

Formazione degli Ispettori

Un altro punto critico è la mancanza di formazione specialistica in materia di amianto da parte degli ispettori dell’INL. «A differenza del personale ASL/ATS, che proviene spesso da ambiti tecnici, sanitari o ambientali, gli ispettori INL non seguono alcun percorso formativo obbligatorio per interpretare e valutare correttamente i Piani di Lavoro amianto. Questa mancanza rende rischioso il loro intervento su documenti altamente tecnici», aggiunge il Presidente dello Sportello Amianto Nazionale.

Richieste dello Sportello Amianto Nazionale

Di fronte a questo scenario, lo Sportello Amianto Nazionale ha chiesto al Presidente Rizzetto e alla Commissione Lavoro un chiarimento normativo per definire in modo univoco quale sia l’organo destinatario del Piano di Lavoro. Inoltre, ha richiesto una valutazione sulla legittimità delle sanzioni comminate dall’INL, l’introduzione di un coordinamento nazionale operativo tra INL e ASL/ATS e l’attivazione di percorsi formativi obbligatori per il personale ispettivo INL.

Appello dello Sportello Amianto Nazionale

In attesa di un pronunciamento ufficiale, lo Sportello Amianto Nazionale rivolge un appello agli ispettori dell’INL per evitare di procedere con sanzioni basate su un’interpretazione normativa non ancora chiarita. «Sanzionare oggi chi ha trasmesso il Piano solo alle ASL significa stravolgere un sistema che ha garantito per decenni un equilibrio efficace tra tutela della salute pubblica e legalità operativa» sottolinea Protti che conclude: «La questione sollevata dallo Sportello Amianto Nazionale evidenzia l’urgenza di un chiarimento normativo e di una formazione adeguata per gli ispettori dell’INL. Solo così sarà possibile garantire la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute pubblica, evitando sovrapposizioni e sanzioni ingiuste».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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