domenica, Gennaio 12, 2025
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Ambrogino D’oro a Mario Donadio, l’uomo della rete WhatsApp del dono

Nella giornata di Sant’Ambrogio Mario Donadio riceve l’Ambrogino D’oro per il suo impegno nel volontariato. A Milano ha creato una rete con 260 associazioni e un mercatino dell’usato virtuale dove non si compra, non si vende, ma si dona.

Nella giornata di Sant’Ambrogio Mario Donadio riceverà l’Ambrogino D’oro per il suo impegno nel volontariato. Mario, 62 anni commerciante, appassionato di elettronica – durante la pandemia ha riconnesso oltre 4000 pc per donarli ai bambini di famiglie bisognose per le lezioni a distanza – ha creato un mercatino dell’usato virtuale dove non si compra, non si vende, ma si dona.

Ambrogino d’oro al “caregiver di Milano”

Essere caregiver significa aiutare gli altri.  Richiede grande umanità e dedizione verso uomini e donne fragili che necessitano di un sostegno materiale e morale. Spesso sono genitori, fratelli sorelle o figli, in altri casi sono amici o semplicemente volontari. In tutti i casi sono “angeli” che nel silenzio della quotidianità portano il peso di chi sta loro accanto. Un lavoro encomiabile che molte volte non viene riconosciuto. Su Quotidiano della Salute, ogni settimana, cerchiamo di raccontarlo ed oggi  – nella giornata di Sant’Ambrogio – anche noi vogliamo accendere i riflettori su Mario Donadio. Un uomo che, per l’impegno, la dedizione e l’altruismo, rappresenta al meglio questa categoria di “angeli”. E proprio la sua capacità di donare agli altri: tempo, lavoro e  creatività, l’ha portato ad essere una sorta di “caregiver” di tutta quella Milano nascosta e spesso dimenticata che oggi con la consegna dell’Ambrogino d’Oro a Mario Donadio alza la testa e si fa sentire. E allora la nostra rubrica “dimensione Caregiver” questa settimana è dedicata a lui.

Chi è Mario Donadio, l’Ambrogino D’oro capace di “connettere” gli abitanti dei quartieri

Abiti, giocattoli, prodotti medicali, piccoli arredamenti e apparecchiature elettroniche:  sono questi gli oggetti che il gruppo WhatsApp Riciclo mette a disposizione di chi si trova in una condizione di fragilità a Milano. Un vero e proprio mercatino dell’usato virtuale dove 260 realtà sul territorio  fanno rete per aiutare chi si trova in difficoltà. Non si compra o si vende, ma si dona. A idearlo e renderlo operativo è stato proprio Mario Donadio impegnato nel sociale con diversi progetti, appassionato di elettronica e della storia di Milano che ha raccontato in un libro e in un sito www.milanoneltempo.it

Dagli orti condivisi al riciclo, così Mario ha accorciato le distanze tra le periferie

Se con gli orti condivisi prima della pandemia aveva recuperato aree dismesse e cercato di accorciare le distanze tra gli abitanti di quartieri degradati come Gratosoglio e Stadera, offrendo la possibilità di condividere spazi sociali per attività di giardinaggio e/o orti; oggi ha fatto di più. Ha messo in rete associazioni di volontariato, parrocchie, cittadini e aziende per raccogliere prodotti di ogni genere da donare a chi si trova in una condizione di povertà.

L’Ambrogino d’Oro avverte: sempre più poveri in città

«Dopo il Covid il numero delle persone in difficoltà economica è aumentato – spiegava Mario qualche mese fa -, in tanti a Milano hanno perso il lavoro, altri si trovano in una situazione di precarietà economica, mentre  il costo della vita è aumentato. Questo ha generato in tutta la città una situazione di crescente povertà che rischia di esplodere. Per questo ho pensato che tutto ciò che abitualmente viene dimenticato in cantina o in soffitta possa avere una seconda chance, basta volerlo».

Una mano tesa

Così Mario ha iniziato a costruire una rete su quel territorio che conosce da sempre, il Municipio 5. Con il  passaparola ha raccolto i primi abiti usati, i giocattoli e li ha accatastati in un angolo del suo magazzino. Una goccia che in poco tempo è diventata un mare e la solidarietà si è allargata a macchia d’olio su Milano sud fino a raggiungere come una grande mano tesa tutti i quartieri della città.

Un faro nella nebbia che avvolge le persone bisognose

«Oggi aiutiamo migliaia di persone. Ma non abbiamo intenzione di fermarci – diceva qualche tempo fa Mario abbozzando un sorriso -. L’obiettivo è  di crescere ancora, trovare delle location dove esporre i prodotti da riutilizzare e diventare un punto di riferimento per chi ha bisogno a 360 gradi. Quando una persona inizia ad avere problemi entra in un vortice che lo travolge con un effetto domino. Il bisogno genera altro bisogno e poi sopraggiungono i problemi di salute e le questioni burocratiche. Ecco il nostro gruppo WhatsApp vuole diventare un faro per fare luce nella nebbia che avvolge queste persone».

«Non sei solo» il messaggio di Mario Donadio

“Non sei solo” è il messaggio che vuole lanciare Mario nel raccontare il progetto “riciclo”. «All’interno del gruppo si scambiano anche informazioni per risolvere problemi burocratici, per creare unità e sensibilità di fronte ad una situazione delicata. Insieme si può fare massa critica e si possono smuovere coscienze anche dove sembra impossibile arrivare. Ad esempio, la mia idea è di coinvolgere medici che seguono famiglie fragili, scuole, oratori per cercare di far girare il sistema con una sensibilità al riciclo, non allo spreco».

Le luci si sono accese con l’Ambrogino D’Oro, non facciamole spegnere più

Le parole di Mario si fanno pesanti, diventano addirittura macigni quando si fa cenno  alle istituzioni e alla politica. «Purtroppo, dinnanzi al bisogno la burocrazia spesso diventa un muro invalicabile – diceva qualche mese fa con un velo di tristezza -. E allora il terzo settore cerca di mettere una toppa, alla falla. A volte ci riesce, altre no. Di sicuro non è sufficiente per risolvere tutti i problemi, ma siamo tanti e questo è un segnale importante». L’Ambrogino d’Oro a Mario Donadio è davvero un segnale importate per l’intera comunità. Le luci si sono accese, non devono più spegnersi.

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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