domenica, Febbraio 9, 2025
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Alzheimer, facciamo il punto

In occasione della giornata mondiale dell'Alzheimer, in programma il 21 settembre, facciamo il punto con la Società Italiana di Neurologia. Fondamentale fare prevenzione verso i soggetti a più rischio, compresi coloro che vivono in aree a basso e medio reddito e nei gruppi socio-economicamente svantaggiati.

Alzheimer: facciamo il punto con la Società Italiana di Neurologia (SIN), in occasione del 21 settembre, Giornata mondiale dell’Alzheimer e della riunione del G7 sulle demenze prevista ad Ancona l’8 di ottobre 2024.

Oggi, 18 settembre, cosa chiede la SIN

La SIN chiede ai governi e alla società di impegnarsi nell’affrontare i rischi della demenza nel corso della vita. In che modo? Con una azione di promozione a favore della Prevenzione primaria e secondaria e incrementando i sostegni socio-sanitari a favore dei malati e dei loro familiari.

La prevenzione dell’Alzheimer

L’importanza della prevenzione è la vera arma nella lotta a questa patologia. Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo “cattivo” nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata. Negli ultimi anni diversi studi hanno sottolineato come lo sviluppo di una demenza e soprattutto della Malattia di Alzheimer non sia inevitabile. Infatti, intervenire sui fattori di rischio modificabili, a partire dall’infanzia e continuando per tutta la vita, potrebbe prevenire o ritardare di molti anni quasi la metà dei casi di demenza.

La demenza sì può prevenire

Anche se in Italia le persone vivono più a lungo e a parità di età si ammalano meno rispetto a 30 anni fa, il numero di persone affette da demenza è destinato ad aumentare in virtù dell’invecchiamento della popolazione. Ciononostante, il potenziale per prevenire e gestire meglio la demenza è elevato se si interviene per contrastare i fattori di rischio, anche nelle persone con un elevato rischio genetico di demenza.

Fattori di rischio

Questi nuovi fattori di rischio si aggiungono ai fattori di rischio precedentemente identificati dalla Lancet Commission nel 2020 (bassi livelli di istruzione, problemi di udito, ipertensione, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, resistenza all’insuline e diabete, consumo eccessivo di alcol, traumi cranici, inquinamento atmosferico e isolamento sociale), che sono collegati al 40% di tutti i casi di demenza. Oltre a questi, tuttavia, devono essere tenuti in considerazione anche la contaminazione e sofisticazione degli alimenti, le alterazioni del microbiota intestinale e orale, i disturbi del sonno, le infezioni da HSV e probabilmente l’invecchiamento immunitario o immunosenescenza.

I numeri in Italia

A causa del rapido invecchiamento della popolazione in Italia, si prevede che il numero di persone affette da demenza quasi triplicherà entro il 2050, passando da 1,2 milioni nel 2019 a oltre 3 milioni, con costi stimati diretti e indiretti 23 miliardi a più di 60 miliardi di euro. L’aumento dell’aspettativa di vita inoltre determinerà un aumento delle persone affette da demenza nei paesi a basso reddito e in povertà. Tuttavia, anche nel nostro Paese, la percentuale di anziani affetti da demenza è diminuita, in particolare tra coloro che vivono in aree avvantaggiate dal punto di vista ambientale e dal punto di vista socio-economico. Il calo delle persone che sviluppano demenza è probabilmente dovuto in parte alla resilienza cognitiva e fisica e a un minor danno vascolare come risultato di miglioramenti nell’assistenza sanitaria e nei cambiamenti nello stile di vita.

Cosa dice la SIN

«Per ridurre il rischio di Alzheimer può e deve essere fatto molto di più – afferma Alessandro Padovani, Presidente della SIN – Abbiamo prove convincenti del fatto che un’esposizione più lunga ai diversi fattori di rischio ha un effetto maggiore e che i rischi agiscono maggiormente nelle persone vulnerabili. Ecco perché è fondamentale incentivare gli sforzi preventivi verso coloro che ne hanno più bisogno, compresi coloro che vivono in aree a basso e medio reddito e nei gruppi socio-economicamente svantaggiati. É un compito che riguarda tutti e che deve mirare a ridurre le disuguaglianze di rischio rendendo gli stili di vita sani il più possibile raggiungibili per tutti ».

Le raccomandazioni di SIN

  • Offrire un’istruzione scolastica di buona qualità incentivando gli studi superiori
  • Promuovere un’istruzione permanente nelle diverse fasi della vita sostenendo le Università della terza età e le attività associative volontarie
  • Promuovere l’uso del casco e protezioni per la testa nell’uso di monopattini e biciclette, nei luoghi di lavoro a rischio e nelle attività sportive di contatto.
  • Ridurre l’esposizione all’inquinamento ambientale e alimentare attraverso rigorose politiche per un ambiente pulito e sano
  • Ampliare le misure volte a ridurre il fumo di sigaretta, come il controllo dei prezzi, l’innalzamento dell’età minima per l’acquisto e il divieto di fumo nei luoghi comuni anche all’esterno
  • Ridurre il consumo di alcol e ampliare le misure volte a ridurre l’eccessivo consumo di superalcolici nei luoghi di ritrovo
  • Promozione di una lotta all’isolamento e alla solitudine a tutte le età favorendo la realizzazione di ambienti comunitari e alloggi di supporto per contrastare il disagio sociale.
  • Promuovere una attiva campagna di prevenzione dei disturbi della vista e dell’udito nella logica dell’approccio One Health, favorendo screening oftalmologici e audiologici dell’età di 65 anni
  • Promozione della salute dentaria rendendo accessibili a tutti gli screening odontoiatrici mediante il coinvolgimento degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri
  • Monitorare i livelli di trigliceridi e colesterolo unitamente alla glicemia e al colesterolo LDL, a partire dai 35 anni promuovendo una campagna di prevenzione ai disturbi alimentari
  • Monitorare i livelli di pressione arteriosa periodicamente a partire dai 35 anni riducendo l’uso di sale negli alimenti
  • Prevenire e trattare i disturbi del sonno mediante un’educazione all’igiene del sonno
  • Individuare precocemente i disturbi del tono dell’umore anche mediante il coinvolgimento dell’Ordine degli Psicologi favorendo una tempestiva presa in carico da parte della Psichiatria nei centri di cura
  • Promuovere nelle scuole e nei luoghi di lavoro una attiva campagna di informazione a favore di un’alimentazione sana e di una attività fisica costante anche nelle età avanzate

Andare verso una longevità

Queste azioni sono particolarmente importanti alla luce delle nuove prove secondo cui la diagnosi precoce riduce i rischi  di ammalarsi e aumenta gli anni di vita in buona salute.  

Le regole per ridurre il rischio di demenza, o ritardarne l’insorgenza

  • Stile di vita sano
  • Esercizio fisico regolare
  • No fumo
  • Sonno regolare
  • No ad eccessivo uso di sostanze alcoliche
  • Alimentazione equilibrata ricca in verdure e frutta
  • Favorire stimoli cognitivi e mentale

Più supporto alle persone e alla ricerca

La SIN chiede anche un maggiore supporto per le persone affette da demenza e le loro famiglie. In molte regioni e in molte aree del nostro Paese, gli interventi per le persone con demenza non sono ancora disponibili o non sono una priorità.

Allo stesso modo, le esigenze di molti caregiver non sono adeguatamente considerate e soddisfatte. Sarebbe importante fornire interventi di coping per i familiari che prestano assistenza e che sono a rischio di depressione e ansia. Garantendo loro, oltre ad agevolazioni e supporti economici, anche supporto emotivo, pianificazione per il futuro e informazioni sulle risorse mediche e socio-sanitarie.

SINDEM: organizzare meglio i servizi

«Per dare la piena attuazione alle azioni sopradescritte è necessario creare una migliore organizzazione dei servizi per la demenza a livello dei distretti sanitari», sostiene Camillo Marra, presidente SINDEM (associazione autonoma aderente alla SIN per le demenze).

In questo modo sarà possibile:

  • mettere in rete tutte le competenze presenti a livello territoriale.
  • Secondo il DM77 prevedere la definizione di modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre definire i parametri di riferimento del personale e gli obiettivi strategici di riferimento.
  • Creare PDTA locali ( Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali) per facilitare l’accesso dei pazienti in fase più precoce di malattia
  • Permettere quelle politiche di stratificazione del rischio
  • Realizzare screening di popolazione propedeutiche alla attuazione di programmi di prevenzione e presa in carico precoce dei pazienti e dei caregiver.

SIN: più sinergie tra le istituzioni a favore della ricerca

Per la ricerca, la SIN chiede una maggiore integrazione tra le diverse Istituzioni nazionali e regionali.  In questo modo sarà possibile accedere a finanziamenti Europei per incentivare la ricerca. Ancora molto deve essere fatto per comprendere i meccanismi che favoriscono le malattie del cervello. Ci sono diverse evidenze che la malattia, quando diagnosticata precocemente, può essere rallentata con farmaci che in Europa non sono ancora autorizzati.

L’importanza del cinema sulla malattia

La SIN richiama l’attenzione sul ruolo fondamentale che il cinema può svolgere nella sensibilizzazione e nella comprensione dell’Alzheimer. I film riescono a trasmettere l’impatto emotivo della malattia sia su chi ne è affetto, sia sui loro cari. Vedendo i protagonisti affrontare la progressiva perdita di memoria e identità, il pubblico sviluppa empatia, capendo in modo profondo come l’Alzheimer influisca sulla vita quotidiana. La SIN invita, quindi, la popolazione a guardare uno o più film dedicati a questo tema.

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