domenica, Febbraio 9, 2025
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Alcolici: cresce il consumo tra i più giovani. Perché bevono e cosa rischiano?

Cresce il consumo di alcolici tra gli adolescenti. Il professor Gianluca Castelnuovo, direttore del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’IRCCS Auxologico e professore di psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano, spiega i rischi (binge drinking e eyeballing) e come aiutarli

Sempre più giovani  nella fascia di età compresa tra gli 11 e i 25 anni bevono alcolici e super alcolici. La conferma è arrivata dal rapporto 2023 dell’osservatorio nazionale alcol (Ona) :secondo i criteri dell’Istituto Superiore di Sanità  il 19% dei ragazzi e il 13% delle ragazze per un totale di 1370.000 giovani  in dodici mesi ha consumato alcol in modo considerato a rischio per la salute. Il 32% dei maschi e il 25% delle femmine ha consumato alcol fuori dai pasti, mentre l’11% dei ragazzi e il 6% delle ragazze ha praticato binge drinking, ovvero l’assunzione compulsiva di 5 unità alcoliche in un’unica occasione.

Prof. Dott. Gianluca Castelnuovo, direttore del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’IRCCS Auxologico e professore di psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano
Prof. Dott. Gianluca Castelnuovo, direttore del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’IRCCS Auxologico e professore di psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano

I ragazzi bevono di più; le ragazze preferiscono gli aperitivi alcolici

Dando uno sguardo alle preferenze i maschi scelgono la birra (42%), seguita dagli aperitivi alcolici (37%) e dal vino (31%). Le ragazze, invece, preferiscono  decisamente gli aperitivi alcolici (33%)  seguiti da birra  e vino rispettivamente al 28% e al 24%. Ne parliamo con il professor Gianluca Castelnuovo, direttore del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’IRCCS Auxologico e professore di psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano -.«La situazione è critica –  ammette –  Anche perché mentre la dipendenza da droga è a tutti gli effetti un elemento negativo, gli alcolici fanno parte della cultura alimentare e a piccole dose queste sostanze non sono nocive, ma se si parla di giovani e alcol allora la questione si fa seria. Il problema non è il bicchiere di vino ma l’esagerazione».

Perché i giovani bevono troppi alcolici

«Per la cultura occidentale l’alcol è sdoganato e accettato – spiega Castelnuovo -. Ma oggi è subentrata la ricerca dello sballo. E qui c’è una distorsione: si sta bene in compagnia solo se c’è un effetto di stato alterato di coscienza quasi che l’essere lucido  e nel pieno possesso delle proprie capacità sia noioso e banale. E allora i giovani cercano l’eccesso per diventare attrattivi».

Binge drinking l’abitudine più diffusa tra i ragazzi

Tra i giovani la modalità di consumo più diffusa è il binge drinking, ovvero l’assunzione in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo di quantità di alcol molto elevate. Diffusa maggiormente tra i 18 e i 24 anni, questa moda è praticata in contesti di divertimento collettivo in particolare dai maschi che consumano preferibilmente birra e aperitivi alcolici.

La moda dell’eyeballing

L’ultima tendenza tra i giovani social si chiama eyeballing, letteralmente “scrutare”. Si tratta di una pratica nata negli Stati Uniti e diffusa in Gran Bretagna e in Francia, non lasciando indifferenti i giovani italiani tanto da diventare virale in tutto il mondo. In che cosa consiste? Si versa una sostanza alcolica, ad alta gradazione, negli occhi; con l’obiettivo  di raggiungere l’ubriacatura in tempi più rapidi della normale assunzione orale. Si crea un triplice effetto dannoso: si alimenta lo sballo, si rovinano gli occhi, in particolare la pupilla, e si fa circolare la pratica sui social per renderla virale. «I rischi per i ragazzi che si avventurano in questa forma di sballo sono molto alti, perché si arriva a bruciare la cornea e si ottengono  degli effetti molto pericolosi per la vista – fa notare lo psicologo e psicoterapeuta -. Quindi l’eccesso dello sballo mette in luce un altro problema dei giovani che oggi non sembrano riuscire a stare bene in compagnia, se non sballandosi. Dietro cosa si nasconde? Insicurezza che vivono nella quotidianità».

Tutta questione di insicurezza?

Dietro al desiderio di sballo, dunque, nei giovani si nasconde una insicurezza che lo psicologo e psicoterapeuta di Auxologico definisce come una condizione di potenziamento. «Il giovane beve per colmare le sue insicurezze e si potenzia, come se acquisisse dei super poteri in modo da vivere la sua socialità. Piuttosto che cercare di superare la sua insicurezza preferisce nasconderla utilizzando una sostanza. Inizialmente può essere un euforizzante, ma col tempo diventa una dipendenza che fa alzare sempre di più l’asticella».

Quali possono essere le conseguenze a lungo termine del consumo eccessivo di alcolici?

Premesso che l’OMS raccomanda la totale astensione di consumo di alcol fino a 15 anni, è importante ricordare che in Italia la legge 189  del 2012 vieta la somministrazione e la vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni. Questo significa che il consumo di bevande alcoliche prima dei diciotto anni è potenzialmente un comportamento a rischio. Infatti, il consumo di alcol nei giovani può determinare gravi implicazioni in ambito  sanitario e psico-sociale. «I ragazzi che consumano abitualmente alcol manifestano aggressività, violenza, riducono le prestazioni scolastiche e possono avere delle conseguenze nello sviluppo cognitivo ed emotivo – puntualizza lo specialista -. Non solo, in casi estremi può portare ad una intossicazione acuta alcolica o all’alcol dipendenza».

Troppi alcolici: si rischia cirrosi epatica e epatocarcinomi

Secondo le informazioni riportate dal Ministero della salute le ragazze, a parità di consumo, sono fisiologicamente più vulnerabili dei ragazzi. Raggiungono più velocemente livelli elevati di alcolemia e smaltiscono l’alcol più lentamente. Un consumo crescente protratto nel tempo può causare assuefazione e danni all’organismo. Nelle donne aumenta il rischio di sviluppare il tumore della mammella, mentre in entrambi i sessi può creare danni cellulari a molti organi, tra cui cervello, fegato, stomaco e cuore. Riduce coordinamento e orientamento, diminuisce la memoria, abbassa la percezione del rischio e pregiudica la capacità di reagire a stimoli visivi e sonori. Se abbinato a farmaci e anticoncezionali può causare nausea, vomito e difficoltà respiratorie. Può condurre al coma e perfino alla morte.  A lunga scadenza un consumo eccessivo di alcol può portare a gravi conseguenze. Tra le malattie direttamente correlate all’abuso di alcol, il fegato è l’organo più a rischio  con quadri clinici che variano dalla steatosi epatica alla cirrosi, e persino l’epatocarcinoma.

Come aiutare i giovani ad allontanarsi dagli alcolici

«Esiste un protocollo per la desuefazione – spiega l’esperto -. Di fronte a queste sfide diventa imperativo educare e sensibilizzare sia la società che i giovani sull’importanza di consumo responsabile di bevande alcoliche. Come? Con percorsi educativi nelle scuole, promuovendo un dialogo aperto sulla prevenzione e sull’abuso di alcol, coinvolgendo attivamente i giovani dando loro informazioni su evidenze scientifiche». In questa direzione va l’attività dell’associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf) che da tempo divulga tra le nuove generazioni le evidenze scientifiche su malattie del fegato attraverso eventi formativi per giovani epatologi e campagne di sensibilizzazione nelle scuole. «La pandemia da Covid ha fatto danni importanti a causa dell’isolamento e dunque oggi psicologi e psicoterapeuti hanno una grande sfida da affrontare per salvare i giovani», conclude Castelnuovo.

Psicologi scolastici e progetti di educazione tra pari

Anche la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza presieduta da Michela Vittoria Brambilla al termine dell’indagine conoscitiva su degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, ha proposto una revisione delle politiche giovanili per il contrasto di alcol e droghe. Visto l’aumento di consumo di alcol e droga tra i minori, ha proposto un’assistenza ai genitori, l’inserimento della figura dello psicologo scolastico e progetti di educazione tra pari. Per favorire la prevenzione l’attenzione sarà rivolta alla preadolescenza, potenziando il ruolo di famiglia, scuola e centri aggregativi. Se ne parlerà nel convegno in programma il prossimo 3 dicembre dalle 10 alle 13 presso il Senato della Repubblica a Roma con il professor Gianluca Castelnuovo.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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