lunedì, Gennaio 13, 2025
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Agevity: come sostenere la longevità attiva e far crescere la cultura della prevenzione

Le blue zone in Italia diventano due e siamo il Paese più longevo dell’UE, ma per rendere sostenibile la longevità occorre puntare sulla longevity economy

Si chiama Longevity Square  ed è il progetto di AGEVITY per promuovere attività di screening e check-up ed arrivare ad avere una longevità attiva. Realizzato in collaborazione con LILT – Milano Monza Brianza, HealthyVirtuoso, Centro Diagnostico Italiano e IRCCS Ospedale San Raffaele, il progetto punta alla valorizzazione dei corretti stili di vita, come il movimento, per essere sani e longevi, e intende promuovere la prevenzione oncologica a favore dei cittadini. Il primo passo verrà fatto all’interno della comunità degli oltre 15 mila studenti iscritti in Bocconi.

Cosa significa longevità attiva

Per comprendere le ragioni di tanto interesse verso il tema della longevità occorre partire da due concetti fondamentali: l’età media della vita si sta allungando – anche di 20 anni rispetto ad un secolo fa – e nascono meno figli, quindi la popolazione invecchia. Non solo, l’Italia è tra i Paesi dell’UE quella con il più alto indice di anzianità della popolazione e seconda al mondo, dietro solo al Giappone. Ma per rendere sostenibile la longevità occorre che le persone invecchino bene e in salute. Per riuscirci studiosi e ricercatori da tempo stanno concentrando l’attenzione sulle Blue zone.

Blue zone

Le cosiddette zone blu sono luoghi del mondo in cui si vive più a lungo. Ogliastra in Sardegna, Ikaria in Grecia, Okinawa in Giappone, Nicoya in Costa Rica e Lomo Linda in California sono le cinque aree dove la speranza di vita rispetto alla media mondiale è più alta  e le persone “invecchiano meglio”. «In realtà oggi sono sei – ha annunciato in un recente convegno il professor Paolo Mariconti (nella foto) medico specialista in anestesia e farmacologia e segretario nazionale di International Longevity Science Association. – Ultima certificata è ancora in Italia e si trova in Sicilia sui monti Sicani».

La ricetta della longevità

«Sono state fatte  ricerche a più livelli sulle condizioni genetiche di  queste popolazioni, ma soprattutto si è indagato sullo stile di vita che è alla base della longevità – ha spiegato Mariconti -. Tra i fattori determinanti: movimento, dieta, e socialità. Avere uno stile di vita adeguato che significa alimentazione correttaun’integrazione nutrizionale adeguataun controllo dei processi dello stress  e un’attività fisica motoria costante».

Tempi e modalità per rallentare l’invecchiamento

Definire gli ingredienti della longevità però non basta. Occorre anche scegliere i tempi e le modalità giuste per attivare i marcatori anti-aging: « L’attività fisica motoria perché dia benessere deve essere effettuata in alcuni momenti – ha sottolineato il segretario nazionale dell’International Longevity Science Association -. Tenendo conto delle esigenze del paziente. Allo stesso modo i cibi non contengono tutte le sostanze nutrienti di cui abbiamo bisogno. Quindi è bene partire da un approccio diagnostico, valutare le necessità di ogni singolo soggetto e agire di conseguenza».

Perché lo stile di vita è fondamentale, non il fai da te

In altre parole, lo sport andrebbe fatto di giorno perché di sera aumenta lo stress e l’infiammazione, l’alimentazione ha ripercussioni sul Dna per tre generazioni e i nutraceutici non sono la panacea di tutti i mali, ma devono essere dati secondo le esigenze di ogni individuo dopo attente analisi. «Occorre partire da uno stile di vita adeguato – ha fatto notare Mariconti -. È inutile avere comportamenti corretti solo in apparenza. Se in realtà portano squilibri di tipo metabolico, ossidazione e infiammazione, per poi correggerli con la nutraceutica. Gli integratori vanno bene se e quando si accompagnano ad uno stile di vita sano che deve essere insegnato alla popolazione. Quindi la divulgazione di una corretta educazione sanitaria è fondamentale ed è altrettanto importante evitare il fai da te perché dannoso anche in questo ambito».

longevità: perché bisogna investire sulla prevenzione

Per una longevità attiva occorre perciò investire sulla prevenzione. L’Aging Report 2024, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea, sottolinea proprio l’importanza di investire in prevenzione sia per ridurre i costi associati all’invecchiamento della popolazione sia per garantire la sostenibilità del sistema socioeconomico; uno scenario che richiederà maggiori tassi di partecipazione al lavoro, per giovani e senior. Ne ha parlato durante Agevity anche il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. «Il tema della longevità rappresenta una sfida cruciale per il nostro sistema economico e sociale, ma è al tempo stesso un’opportunità –  ha detto -. In Lombardia gli over 55 sono il 38,9% della popolazione totale, in linea con la media italiana (39,8%). Visto il sensibile aumento dell’età media, dobbiamo ripensare i modelli produttivi, lavorativi e di welfare per adattarli a una popolazione sempre più longeva, creando nuovi spazi per l’innovazione».

La cultura della prevenzione

Oltre ad incrementare le risorse per la prevenzione sarà sempre più necessario concentrarsi sulla diffusione di una cultura della prevenzione, a vari livelli. A partire dalle istituzioni per arrivare a strategie di sensibilizzazione per imprese, professionisti  sanitari fino a singoli cittadini. Una sfida che tocca temi di fondamentale importanza e richiede la partecipazione attiva di tutta la società.

Il futuro nella longevity economy

«La cosiddetta “longevity economy” può diventare un pilastro strategico per la crescita economica, stimolando investimenti in settori come la salute, il benessere, le tecnologie per l’assistenza, la formazione continua – ha rimarcato il Presidente di Assolombarda -. Ambiti in cui, peraltro, le startup e le imprese guidate da giovani possono giocare un ruolo chiave. Questo approccio consentirà di valorizzare le competenze dei lavoratori più esperti, promuovere la collaborazione intergenerazionale e garantire una società inclusiva e sostenibile. Lavorare insieme, pubblico e privato, in una visione integrata, sarà fondamentale per fare della longevità un motore di sviluppo per il futuro del nostro Paese e di Milano. Con AGEVITY, infatti, la città mira a diventare un punto di riferimento internazionale per l’economia della longevità».

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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