In un mondo in cui le parole spesso non bastano per esprimere il dolore interiore, l’arte emerge come un potente strumento di comunicazione e guarigione. Questo è il cuore del progetto artistico-terapeutico “Gruppo ad Arte”, promosso dalla Direzione Socio-Sanitaria della ASST Papa Giovanni XXIII e dall’unità di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza con il sostegno del Rotary Club Bergamo Sud.
Un progetto per scavare nel disagio interiore
Il progetto ha interessato ragazze e ragazzi portatori di fragilità psichiche, in particolare coloro che necessitano di mediazione per esprimere a parole il proprio disagio interiore, le emozioni, i vissuti più profondi. Questi adolescenti, pur vivendo una sofferenza reale e intensa, non dispongono ancora degli strumenti per comunicarla, o non riescono a farlo se non in un contesto relazionale che li faccia sentire accolti e compresi. In molti casi, il malessere si manifesta attraverso il corpo, con sintomi come comportamenti autolesivi o disturbi alimentari che diventano così l’unico “linguaggio” possibile.
Arte come forma di comunicazione alternativa
Da questa esigenza è nata l’idea di offrire ai ragazzi un intervento espressivo che vada oltre la parola, utilizzando forme artistiche che possano agire come canali alternativi di comunicazione e conoscenza di sé: la pittura, la fotografia, il disegno, il cucito, la musica che accompagna il loro lavoro. L’arte diventa quindi non solo un mezzo creativo, ma anche uno strumento terapeutico, capace di far emergere contenuti emotivi e relazionali, favorire il contatto con la propria interiorità e stimolare un processo di trasformazione.
Voce alle “bocche mute” attraverso l’arte
«Sempre più spesso, nei nostri ambulatori, incontriamo adolescenti che non riescono a dare voce al proprio malessere», ha dichiarato Patrizia Maria Carla Stoppa, Direttrice della Struttura Complessa di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza della ASST Papa Giovanni XXIII portavoce del gruppo di lavoro composto dalle psicologhe Sara Sirtoli e Susanna Ambrosino, dalla terapista della riabilitazione psichiatrica Federica Fuselli e dal disegnatore e fotografo Mario Albergati. «Sono ragazzi che soffrono, ma non parlano: sono le cosiddette “bocche mute”, per usare un’espressione ormai nota in ambito clinico – ha aggiunto Stoppa -. Il progetto “Gruppo ad Arte” nasce proprio per offrire a questi giovani uno spazio, in cui potersi esprimere senza bisogno di parole. Un contesto protetto e condiviso, in cui l’arte diventa strumento di accesso al mondo interno, mezzo per raccontarsi, per costruire un’identità e per avviare un processo di integrazione psichica».
Il percorso terapeutico
Nelle parole della Dottoressa Patrizia Maria Carla Stoppa il percorso terapeutico intrapreso dai ragazzi: «Il gruppo è stato pensato come un’esperienza transizionale, nel senso descritto dal famoso psicanalista e pediatra Donald Winnicott: un luogo intermedio tra realtà interna e realtà esterna, dove è possibile giocare, sperimentare, creare. Lì dove il linguaggio verbale si arresta, l’arte, intesa come gesto, segno, colore, materia, ha permesso ai ragazzi di lasciare una traccia di sé e di iniziare un percorso di trasformazione – ha raccontato la specialista -. In questo senso, il processo creativo non è stato solo espressivo, ma anche terapeutico: ha favorito la maturazione e la costruzione di legami. È proprio dalla creatività, come sottolineava Winnicott, che può nascere una nuova opportunità di cura».
Gli strumenti per aprirsi agli altri
Il “Gruppo ad Arte”, strutturato come un laboratorio condiviso, ha offerto quindi ai ragazzi uno spazio protetto in cui lavorare insieme, sperimentando materiali, tecniche e linguaggi diversi. Ad accompagnarli figure professionali con competenze artistiche e psicologiche. L’approccio adottato ha valorizzato sia il processo creativo individuale sia la dimensione collettiva del lavoro, permettendo ai partecipanti di confrontarsi, rispecchiarsi, riconoscersi e aprirsi gradualmente alla relazione con l’altro.
L’incontro con le famiglie
Lo scorso sabato 7 giugno si è tenuto un momento particolarmente significativo: i ragazzi hanno presentato i lavori alle famiglie e agli operatori del servizio, condividendo emozioni, riflessioni e vissuti emersi durante il laboratorio. Tra le opere create dai ragazzi anche un grande arazzo di 3 metri per 3, che rimarrà in esposizione permanente alla Casa di Comunità di Borgo Palazzo. Il progetto “Gruppo ad Arte” proseguirà con nuovi laboratori, nell’intento di offrire continuità a un percorso espressivo che, attraverso l’arte, aiuta i ragazzi a uscire dal silenzio e a ritrovare una voce.