sabato, Gennaio 18, 2025
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Abbattere le liste d’attesa, la ricetta di SUMAI Assoprof

Per ridurre le liste d’attesa: specialisti ambulatoriali, depenalizzazione e stop all’incompatibilità sono le soluzioni ipotizzate da Antonio Magi, segretario generale SUMAI Assoprof

Le liste d’attesa interminabili rappresentano oggi le principali criticità del Servizio Sanitario Nazionale tanto da indurre un italiano su 13 a rinunciare alle cure. Lo dice il Rapporto Civico sulla salute presentato da Cittadinanzattiva.

Quanto sono lunghe le liste d’attesa oggi

Secondo i dati raccolti nel 2023 su segnalazione  dei cittadini emerge che il Servizio Sanitario Nazionale ha difficoltà a rispondere tempestivamente ai bisogni di salute dei cittadini in particolare in alcuni ambiti. Tra i più deficitari l’oculistica: in classe P, ovvero programmabile da eseguire entro 120 giorni, l’attesa arriva anche a 468 giorni. 300 giorni sono stimati invece se la visita oculistica è in classe B ovvero da erogare entro 10 giorni. Non va meglio per una visita di controllo oncologica, allora si può aspettare anche 480 giorni. 526 sono i giorni di attesa per un ecodoppler dei tronchi sovra aortici programmabile e 437 i giorni necessari per un intervento di protesi all’anca in classe D ovvero da effettuarsi entro 12 mesi. Per un tumore alla prostata da effettuarsi in 10 giorni, perché in classe B, c’è chi ha aspettato anche 159 giorni. Naturalmente ritardi di questa misura incidono sul percorso terapeutico e fanno maturare anche la decisione di non curarsi.

C’è chi rinuncia alle cure per liste d’attesa troppo lunghe

Secondo l’indagine di Cittadinanzattiva nel 2023 il 7,6% degli italiani ha rinunciato a curarsi. Un trend che è cresciuto di uno 0,6% rispetto al 2022. Non solo, la spiegazione data dai cittadini interpellati è eloquente: per il 4,5%  della popolazione l’attesa è troppo lunga. E anche a questa voce rispetto ai dodici mesi precedenti si è registrata una crescita del 1,7%. A rinunciare sono in particolare le donne 9% contro il 6,2% degli uomini. Le zone in cui le liste d’attesa sono più lunghe e gli italiani abbandonano di più le cure sono il Centro dove in un anno si è passato dal 7 al 8,8% di abbandoni, seguito dal Sud dove dal 6,2 si è arrivati al 7,3%. Stabile il Nord intorno al 7,1%.

Cambiare il trend: i sindacati pensano allo specialista ambulatoriale

Cambiare il trend ovvero abbattere le liste d’attesa ed incentivare gli italiani alle cure e alla prevenzione è l’obiettivo comune del Ministero della Salute e delle Regioni. Per farlo però occorre mettere in campo alcune strategie per migliorare al sanità pubblica. La ricetta di SUMAI Assoprof passa da una nuova progettazione. «Lo Specialista ambulatoriale può essere una strada percorribile per ridurre le liste d’attesa interminabili della Sanità Italiana». Ne è convinto Antonio Magi, Segretario generale Sumai Assoprof, ( sindacato Unico di Medicina Ambulatoriale Italiana e professionalità dell’area sanitaria) come ha spiegato a margine del 56° congresso nazionale Sumai Assoprof, che si sta svolgendo in questi giorni a Roma.

Presa in carico del paziente cronico

Antonio Magi dopo aver evidenziato nel suo intervento la necessità di migliorare progettazione, programmazione e fabbisogno di cui l’Italia difetta, ha focalizzato l’attenzione sul ruolo dello specialista ambulatoriale. «Da questo incontro è emersa chiaramente la centralità della specialistica ambulatoriale – ha dichiarato – : finalmente si comincia a parlare fortemente di questa categoria, che poi è la reale soluzione per le liste d’attesa e la presa in carico del paziente. Si è capito che dobbiamo passare da una parte prestazionale a una parte di presa in carico, perché così riduciamo automaticamente gli interventi in Pronto Soccorso che non sono appropriati e, nello stesso momento, riusciamo a governare anche le liste d’attesa, perché chiaramente leviamo parte dei pazienti, spesso cronici, prendendoli direttamente in gestione».

Togliere incompatibilità

Un altro aspetto su cui punta decisamente Magi e il sindacato di medicina ambulatoriale è la necessità di togliere l’incompatibilità. «Limita la parte professionale – ha specificato il segretario generale SUMAI Assoprof -. E soprattutto condiziona gli specialisti disponibili ad impegnarsi per abbattere le liste d’attesa».

Sì alla depenalizzazione

«L’altro aspetto su cui puntiamo, che è ormai il nostro ‘mood’- ha concluso Magi- è la depenalizzazione, che libererebbe anche risorse economiche, circa 13 miliardi l’anno che potrebbero essere investiti sul personale, il centro di tutto il sistema attuale. Abbiamo soldi per le strutture, per le attrezzature ma non ne abbiamo più per il personale, e senza personale non si fa sanità e quindi non può essere garantita la salute dei cittadini, come invece recita l’articolo 32 della Costituzione».

 

 

 

 

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